restauratore
La grande tavola, manifesto del Manierismo riprodotto su tutti i manuali di Storia dell’Arte, proviene originariamente dalla cappella della Compagnia della Croce di Giorno della chiesa di San Francesco a Volterra, posta sull’altare in perfetta sintonia con le Storie della Croce affrescate da Cenni di Francesco di ser Cenni agli albori del Quattrocento. Qui vi rimase fino al 1788, quando venne trasferita nella cappella di San Carlo, in Cattedrale, per poi entrare nel 1905 in Palazzo dei Priori e nel 1980 nell'attuale Pinacoteca.
Rosso Fiorentino venne incaricato di dipingere la grande tavola dalla Compagnia volterrana (una confraternita di flagellanti) nel 1521, come indica chiaramente la firma e la data apposte al termine dello staggio della scala, poco dopo aver soggiornato prima a Piombino presso la corte degli Appiani (dove, come racconta Giorgio Vasari, “lavorò […] una tavola con un Cristo morto bellissimo, e gli fece ancora una cappelluccia”, perduta) e in seguito a Napoli. Nel medesimo anno Rosso Fiorentino licenziava a Volterra un’altra pala d’altare, la cosiddetta Pala di Villamagna, oggi conservata nel Museo Diocesano d’Arte Sacra.
A seguito di un esame dello stato conservativo dell’opera e in concomitanza con il cinquecentenario della realizzazione della pala (1521-2021), si è deciso di elaborare un progetto di indagini diagnostiche e tecnico-scientifiche che permetteranno di eseguire le necessarie opere di manutenzione sia a livello strutturale (tavolato ligneo), in virtù delle criticità dovute a precedenti interventi di restauro eseguiti nel corso del Novecento, sia a livello pittorico (revisione della pellicola pittorica e dei precedenti restauri). Nello specifico, verranno eseguite le seguenti indagini: Riflettografia Infrarossa, Fluorescenza U.V., Radiografia, Infrarosso Falso Colore, Indagini XRF, Indagini chimiche (sezioni stratigrafiche e saggi immunoenzimatici), che permetteranno di conoscere il modus operandi di Rosso Fiorentino, la sua peculiare tecnica pittorica e svelare i segreti celati dietro questo capolavoro del Cinquecento Fiorentino.
Dopo l’acquisizione dei dati derivanti da tali analisi, verranno stabilite le necessarie e mirate operazioni di restauro, le quali si svolgeranno all’interno della medesima sala della Pinacoteca di Volterra dove attualmente si conserva l’opera, modificata e adattata per l’occasione, allestendo un cantiere che sia visibile ai visitatori del museo tramite una vetrata.
Grazie al generoso contributo della Fondazione no-profit Friends of Florence (nella figura del suo Presidente Simonetta Brandolini d’Adda) e in particolare di Kathe e John Dyson e della Alexander Bodini Foundation, il progetto è stato approvato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno, dal Comune e dalla Diocesi di Volterra. I lavori inizieranno in settembre 2021 e termineranno indicativamente nell’autunno successivo.